Il
Prosciutto di Pietraroja
Gli antichi sistemi di lavorazione, il clima caratteristico e la
finezza dell'aria di montagna, fanno del prosciutto di Pietraroja
un prodotto unico dal sapore equilibrato e dall'aroma delicato e
inconfondibile.
I
prosciutti di Pietraroja sono rinomati da secoli: nel 1776, il Duca
di Laurenzana di Piedimonte, commetteva una fornitura di "Prigiotta"
da Pietraroja.
Nel 1917, Antonio Iamalio, nella sua descrizione della provincia
di Benevento "Regina del Sannio", narrando di Pietraroja,
scrisse:"Fiorente vi è principalmente l'allevamento
dei suini, donde i rinomati prosciutti di Pietraroja".
La
lavorazione tipica del prosciutto "Prosuttu" inizia
con una "rifilitura a mano del coscio (il prosciutto si ottiene
dalla coscia fresca posteriore del suino, con esclusione dei verri)
il giorno dopo lo "sfascio", viene messo sul timpano "timpagnu"
di legno, a quattro piedi, concavo ed inclinato, ove avviene la
"salatura" che dura 15/20 giorni "stannu 'nzale".
Quando ha perduto buona parte della sierosità "salamona",
ripulito del sale residuo, viene collocato nella pressa (torchio
di legno) "supprescia" dove viene pressato per quattro
giorni.
La pressa è composta da quattro assi verticali montati su
di una base e forate in vari punti, nelle quali scorrono pesanti
tavole a comporre più piani "registri".
Sul prosciutto scende la prima tavola e sui suoi angoli cubi di
legno, fissati da "chiovoli" che attraversano i fori delle
assi verticali.
Nell'intercapedine tra tavola e cubo, ogni dodici ore, vengono spinti
a martellate con cunei "zeppe" di sezione crescente.
Dopo
la pressatura il prosciutto viene sospeso in un luogo fumoso
per una settimana.
Per quattro settimane subisce un ulteriore pressione e poi speziato
con pepe nero e peperoncino. Quest'ultima operazione non è
una regola fissa.
Infine viene agganciato ad una trave del soffitto in una stanza
asciutta ed areata.
Il peso di un prosciutto varia dai 9 ai 13 kg medi.
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