Guanciale
amatriciano
Zona di produzione è l'area montana nei comuni di Amatrice
(RI) e Campotosto (AQ).
La
guancia del maiale viene distaccata con particolare cura dalla testa
partendo dalla gola, rifilandola fino ad ottenere una classica forma
triangolare.
Viene a questo punto messo sotto sale per 4 o 5 giorni, a seconda
delle condizioni meteorologiche.
Al termine della salatura il guanciale viene lavato per levare i
residui di sale e fatto sgocciolare quindi, quando è ancora
umido, viene spolverato abbondantemente con pepe e peperoncino,
a seconda delle tradizioni, si pratica un foro sul vertice del triangolo
dal quale viene fatto passare lo spago e, in fine, si appende su
una pertica di legno.
Il guanciale passa circa un mese in un ambiente a 10 -15 °C
con un camino o braciere, dove arde continuamente legna di quercia
e dove avviene una saltuaria affumicatura che gli conferisce un
particolare sapore.
Quando la cotenna è perfettamente asciutta ed ha assunto
il classico colorito marroncino, si espone all'aria di tramontana
dove, dopo circa 2 mesi completa la stagionatura. Al taglio deve
essere molto compatto con colorito bianco per la parte grassa e
rosso vivo per la rimanente. Il sapore è intenso, leggermente
piccante e deve risaltare l'affumicatura.
Il
guanciale ha un legame molto stretto con il territorio di produzione,
in quanto da sempre, insieme agli altri derivati del maiale, è
stato parte integrante dell'alimentazione dei pastori dei Monti
della Laga che dovendo passare 3 o 4 mesi sulle montagne dovevano
potarsi derrate alimentari di facile conservazione e con buone capacità
caloriche; il favoloso pecorino Amatrciano prodotto in quota ed
il guanciale condivano il loro frugale e sostanzioso piatto unico
di pastasciutta; soltanto nel 1700, quando tutta la zona era sotto
il dominio del Regno di Napoli, questi due semplici ingredienti
incontrarono il pomodoro, rendendo così, succulenta e brillante,
un salsa per la pasta la cui fama ha varcato i confini nazionali,
l'Amatriciana.
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