Capocollo
di Calabria Dop
Le origini dei salumi calabresi si fanno risalire ai fasti culturali
della Magna Grecia, mentre le testimonianze storiche descrivono
lavorazioni di carni suine fin dal secolo XVII. In epoca più
recente, la produzione di insaccati è attestata dalle statistiche
pubblicate a seguito dei censimenti dell'epoca di Gioacchino Murat,
nei primi anni del XIX secolo.
Tra i più illustri estimatori dei salumi di questa regione
c'è Giacomo Casanova, che narra di averli assaggiati con
particolare godimento durante un suo viaggio in Calabria, giudicandoli
tra i migliori che avesse mai provato.
Come si consuma
Il gusto, intenso e delicato nello stesso tempo, è esaltato
dall'abbinamento con vini rossi ben strutturati; il capocollo è
tipicamente consumato come antipasto o come spuntino, con il tradizionale
pane locale a lievitazione naturale, cotto nel forno a legna.
Come si conserva
Si mantiene perfettamente, per circa un anno, in luoghi freschi
e asciutti, dove viene tradizionalmente appeso al soffitto per completare
il processo di stagionatura. In alternativa, una conservazione soddisfacente
è quella sotto vuoto, al fine di mantenere intatte le caratteristiche
organolettiche; se già cominciato, si può mettere
in frigorifero, dove si mantiene per un periodo di tempo più
breve.
Come si produce
Il Capocollo di Calabria viene preparato utilizzando la parte superiore
del lombo di maiale, disossato e salato a secco, con sale da cucina
macinato. Il peso del capocollo, allo stato fresco, deve essere
compreso tra 3,5 e 4,5 chilogrammi. La salatura dura da quattro
ad otto giorni dopo i quali il capocollo viene lavato con acqua,
bagnato con aceto di vino e sottoposto alle operazioni di massaggio
e pressatura. Successivamente si aggiunge pepe nero a grani e il
capocollo si avvolge in un diaframma parietale suino. Infine, si
procede alla tradizionale legatura, in senso avvolgente, con spago
naturale, e alla foratura dell'involucro. In seguito il capocollo
si appende a sgocciolare in locali ben ventilati nei quali si controlla
l'umidità relativa e la temperatura.
La stagionatura deve avvenire in locali che consentano di limitare
lo sviluppo della flora microbica e favorire, invece, la lenta maturazione.
Quest'ultima avviene in non meno di cento giorni dalla data della
avvenuta salatura.
fonte:
ISMEA
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